Osama

Osama: in viaggio verso casa

Andrea Avveduto25 Luglio 2025

Osama era un architetto palestinese che ha lavorato instancabilmente per tutta la sua vita a servizio della bellezza e della pace.

Prezioso collaboratore di Pro Terra Sancta nei progetti di conservazione del patrimonio culturale, ha lavorato con noi a Betania, a Sebastia, al Dominus Flevit, alla Basilica del Getsemani e nei suoi ultimi mesi di vita al Santo Sepolcro. Decisivo per la sua vita fu l’incontro con padre Michele Piccirillo. Con lui decise di dare vita a un centro di formazione professionale per aspiranti mosaicisti palestinesi, il Mosaic Centre. Un luogo dove l’antica tradizione del mosaico venisse preservata e tramandata. Così è successo.

mosaic center gerico
Le riprese per il documentario all’interno del Mosaic Centre

La conservazione della bellezza era diventata la sua vita. Lui da musulmano, si era innamorato dei luoghi cristiani e non solo, lavorando in tante chiese e sinagoghe. ”Perché questo – diceva – significa conservare l’identità e l’appartenenza di un popolo al suo Paese. La Palestina è un insieme di civiltà e il nostro compito è proprio quello di conservare questo bel mosaico. E su questa scia desideriamo formare anche i giovani palestinesi. Perché il patrimonio appartiene a loro. Dobbiamo insistere anche sull’educazione, perché avere questa consapevolezza nasce da un’educazione ricevuta. Ѐ l’unico modo perché questo lavoro di conservazione crei benessere e benefici”. Con Pro Terra Sancta la collaborazione era diventata stretta, sempre più feconda. A volte spigoloso, ma sempre sincero. Osama ha lavorato con noi fino agli ultimi giorni della sua vita, nonostante il male che lo aveva preso negli ultimi due anni. Non ha mai smesso di dare indicazioni ai suoi collaboratori, di telefonare, di progettare. Il suo attaccamento alla vita era intenso, totale. Anche negli ultimi mesi, quando ormai faceva fatica a camminare, non si stancava di passeggiare nel terrazzo di casa, per allenarsi, tenersi in forma, tenersi vivo.

Festeggiamenti per il compleanno di Osama

Gli scontri iniziati il 7 ottobre lo avevano provato. La malattia era già a buon punto, ma non si rassegnava, e con la sua voce – diventata più flebile – ripeteva le parole che sono diventate negli anni un manifesto di vita: “Il patrimonio culturale è uno strumento importante per servire il dialogo e la pace. Dobbiamo continuare a vivere, a creare lavoro e segni di speranza. La vita deve continuare, sempre”.  E noi abbiamo sentito il dovere di raccontare la sua vita, e con essa la Storia di un intero Paese, in un documentario di prossima uscita, perché ci può dire tanto, sulla guerra e sulla pace, sul dolore e sulla speranza, ma anche sul lavoro, sull’educazione, insomma sulla vita. Abbiamo raccolto tante testimonianze di chi lo ha conosciuto, di chi ha lavorato con lui, di chi lo ha amato e anche di coloro che hanno sofferto a causa del suo temperamento piuttosto rude. Un video che ripercorre, attraverso la sua storia, la storia di un popolo dimenticato, ferito, e tuttavia mai abbattuto o schiacciato.

I fratelli di Osama durante le riprese nella loro vecchia casa di Gerusalemme
Carla Benelli a gerico con ragazze
Carla Benelli a Gerico con alcune ragazze che frequentano il Mosaic Centre

Finisco con un aneddoto personale che mi riguarda da vicino: due settimane prima che morisse, ho avuto il privilegio di fare un’ultima chiacchierata con lui. In tale occasione mi ha detto più volte: ”Per il dolore che sto passando, non vorrei che soffrisse più nessuno. Né palestinesi o israeliani. Basta con tutto questo dolore in questa terra”. Questo era Osama, un uomo che nella sofferenza più dolorosa pensava agli altri. A tutti gli altri. Per lui non c’erano nemici, ma solo uomini da abbracciare. Ecco il trailer del documentario che verrà proiettato in anteprima il 24 agosto al Meeting di Rimini, per avere poi una distribuzione televisiva. Buona visione.