Bambino Aleppo est

La storia della Siria

Veronica Brocca17 Agosto 2025

Il 15 marzo del 2011, a Dara’a, una città a sud-est della Siria, ha inizio una sanguinosa guerra dalle tragiche conseguenze umanitarie.

È in questa città che insorgono diversi manifestanti con una serie di proteste civili contro il regime siriano, governato in maniera dittatoriale dal presidente della Siria Bashar al-Assad.

Le proteste nascono da una situazione di forte crisi del Paese e si collocano sulla scia delle manifestazioni e sommosse scoppiate tra la fine del 2010 e l’inizio 2011 in molti altri paesi come Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Yemen.

Le manifestazioni sono note come “Primavere arabe” (al-Rabīʿ al-ʿArabī) e non hanno precedenti.

Lo slogan al-sh’ab yurid iskat al-nizam («il popolo vuole la caduta del sistema») è il filo conduttore che lega la piazza di Dara’a alle altre piazze arabe del 2011.

L’episodio che innesca le feroci proteste in Siria è l’arresto e la tortura di alcuni ragazzini, che avevano scritto su un muro «è il tuo turno, dottore».

Il dottore è Bashar al-Assad, rientrato da Londra poco prima della morte di suo padre per succedergli al posto di presidente. 

La famiglia al-Assad è stata al governo di Damasco dal 1971 al 2024 e appartiene alla minoranza alawita dello sciismo. Inizialmente, le manifestazioni coinvolsero in particolar modo la comunità musulmana sunnita.

Oggi a più di quattordici anni di distanza, la situazione rimane tesa. Dopo un colpo di Stato e un cambio di governo sotto la guida di Ahmad al-Sharaa, dopo le tensioni ricorrenti e terribili catastrofi, come il terremoto di magnitudo 7.8 Mww del 6 febbraio 2023, la gente muore di fame.

Allo stato attuale più di 15 milioni su 21 milioni di persone in Siria, dipendono dagli aiuti umanitari.

Ma quali sono gli eventi che hanno portato a questo punto?

La Siria oggi

La situazione umanitaria in Siria rimane estremamente critica. Secondo le stime delle Nazioni Unite e delle principali organizzazioni umanitarie, circa 16,7 milioni di persone, ovvero oltre il 70% della popolazione, necessitano di assistenza umanitaria. Tra queste, oltre 7 milioni sono sfollati interni e più di 14,5 milioni soffrono di insicurezza alimentare.

La crisi è aggravata da una grave siccità, dal collasso economico, dall’instabilità politica e dalla riduzione degli aiuti internazionali. Inoltre, la situazione è ulteriormente complicata dal conflitto in corso tra le forze turche e le forze curde nel nord della Siria, che ha causato ulteriori sfollamenti e interruzioni nei servizi essenziali come l’acqua e l’elettricità.

Nonostante gli sforzi delle organizzazioni umanitarie, la risposta rimane limitata a causa di finanziamenti insufficienti e accesso ostacolato in alcune aree. La comunità internazionale è chiamata a intensificare gli sforzi per fornire assistenza vitale alla popolazione siriana.

I rischi quotidiani

Il collasso dell’economia, le sanzioni e lo sfollamento interno hanno determinato un’urgenza di aiuti umanitari per più di 15 milioni di persone. Per rispondere alla grave crisi economica, molte famiglie siriane sono costrette a ricorrere a pratiche deleterie soprattutto per le bambine e le giovani donne. Queste pratiche, infatti, consistono spesso in matrimoni precoci e forzati e altre forme di violenza di genere.

Resta difficile accedere a servizi essenziali, a cui si unisce il gravissimo problema della mancanza di elettricità e riscaldamento, che ancora non sono disponibili per più di qualche ora al giorno. Per rispondere a questa emergenza, pro Terra Sancta ha intrapreso un progetto di installazione di impianti di pannelli solari in grado di garantire una fornitura cosante e gratuita di energia elettrica e acqua calda.

La stagnazione economica e il deterioramento dei servizi pubblici potrebbero condurre a una rivolta sociale e al radicamento di molti giovani, minando la già precaria stabilità politica.

La benzina, fondamentale per non rimanere al buio, è diventata un lusso.

Installazione dei pannelli solari sui tetti delle case di Aleppo

Come si è arrivati a tutto questo? Breve cronologia della guerra civile siriana

La rivolta siriana, iniziata il 15 marzo 2011 con le prime dimostrazioni pubbliche, si è sviluppata su scala nazionale, per poi divenire guerra civile dal 2012. Sono molte le fazioni militari che entrarono nel conflitto, sostenendo diversi e personali interessi. Tuttavia, i protagonisti del conflitto sono principalmente due: l’Esercito regolare siriano e i ribelli. Questi ultimi vengono finanziati e armati da molti paesi del Medio Oriente e non, nel tentativo di marginare lo strapotere del presidente Bashar al-Assad. Riprendiamo i punti salienti del conflitto.

2011: primo anno di guerra in Siria

Nei primi mesi le proteste antigovernative sono pacifiche, ma vengono represse nel sangue. A sei mesi dal loro inizio, nasce da un gruppo di ufficiali disertori: l’Esercito Siriano Libero (ESL), che rappresenta la prima formazione militare antigovernativa. 

La continua e violenta repressione delle manifestazioni da parte delle forze governative porta ben presto a una feroce guerra civile.

In particolare, Turchia e i paesi del Golfo prestano supporto ai vari gruppi combattenti, sotto la protezione degli Stati Uniti. 

Il numero di vittime aumenta vertiginosamente e l’onda di proteste si propaga anche nelle altre città della Siria. Parte dei manifestanti abbraccia la lotta armata. Diversi soldati siriani disertano per unirsi alle fila delle manifestazioni.

I numeri delle vittime tra i civili e i profughi nei paesi confinanti sono migliaia. 

2012: l’ascesa di Jabhat al-Nusra

Gruppi che si definiscono jihadisti prendono il sopravvento e contano tra le loro fila anche i combattenti stranieri: i foreign fighters, giunti in Siria per sopprimere il regime di al-Assad.

All’Esercito Siriano Libero si unisce una branca siriana di al-Qaida e dello Stato Islamico in Iraq: Jabhat al-Nusra, il Fronte al-Nusra (il termine “al-Nusra” viene dalla parola “al-nasra”, che in arabo significa vittoria). I membri di Jabhat al-Nusra sono dei fondamentalisti sunniti, e anche loro lottano per rovesciare il regime di Bashar al-Assad.

Il Fronte è il primo gruppo salafita e jihadista a compiere attentati suicidi in Siria. Inizialmente gode di un forte sostegno in Iraq e progettano, inoltre, di creare uno Stato Islamico in Siria.

Il Fronte conta sempre più seguaci, che ricorrono spesso ad attacchi con autobombe e attentati suicidi, causando centinaia di vittime.

Aumentano gli scontri tra i ribelli e l’esercito siriano regolare; il regime si macchia di massacri indicibili sulla popolazione. USA, Francia, Gran Bretagna e Turchia supportano i ribelli. Russia, Cina, Iran e Venezuela si schierano a supporto del regime di al-Assad.

al nusra: chi sono i jihadisti in siria

2013: la conquista di Raqqa

Il conflitto è in corso in tutto il paese e i gruppi estremisti sono sempre più forti. L’importante regione strategica di Raqqa viene conquistata da Jabhat al-Nusra e dall’Esercito libero siriano. Al Fronte si aggiunge un’altra forza estremista: Daesh, acronimo arabo di al-dawla al-islamiyya fi al-Iraq wa al-Sham, ossia “lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS).

Il fronte dei ribelli è dunque diviso in vari gruppi; il nemico comune è l’esercito regolare siriano di Bashar al-Assad. 

Il 21 agosto il governo viene accusato di aver utilizzato armi chimiche contro la popolazione: questo secondo le ricostruzioni di alcuni funzionari ONU che, dopo cinque giorni, effettuano rilievi negli ospedali e sui luoghi dove sarebbero avvenuti gli attacchi. USA e Gran Bretagna supportano apertamente l’Esercito libero siriano, ma la grande influenza dei terroristi jihadisti nel nord della Siria costringe a sospendere ogni tipo di sostegno ai ribelli siriani in quelle zone. Poco dopo l’occupazione di Raqqa, i salafiti di Jabhat al-Nusra si liberano dell’Els, considerati troppo moderati.

2014: la nascita del Califfato islamico

L’Esercito libero siriano si stacca definitivamente dall’estremista Fronte al-Nusra e dall’ISIS. A opporsi all’ISIS sono le forze curde che operano a Nord-Est della Siria. In generale, aumentano le divisioni tra i ribelli. L’ONU organizza una conferenza di pace a Ginevra in merito alla crisi siriana, che si conclude in un nulla di fatto.

L’ISIS conquista molte città dell’Iraq. A giugno si svolgono le elezioni presidenziali che, secondo la nuova Costituzione siriana, permettono la presenza di più candidati. I seggi elettorali vengono installati solamente nelle zone controllate dal governo, tagliando fuori i ribelli siriani, lo Stato Islamico e i curdi. Al-Assad viene rieletto presidente per la terza volta con l’88,7% delle preferenze.

Il 29 giugno, Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico, proclama la nascita del Califfato islamico. Il sedicente Stato Islamico conquista territori strategici tra la Siria e il nord dell’Iraq, tra cui le importantissime città di Mosul e Kobane. In poco tempo cacciano i militanti del Fronte al-Nusra dalla città di Raqqa, decapitando tra i civili tutti coloro che si oppongono al Califfato.

Kobane è una regione al confine con la Turchia ed era controllata dalle milizie curde. I profughi verso la Turchia sono 300.000 ed Erdoğan schiera le proprie truppe al confine.

Nel 2014, l’ISIS controlla numerosi siti archeologici, impianti idrici e petroliferi, da cui ricava gran parte dei suoi sostentamenti economici. Ulteriori “entrate” provengono da razzie, violenze e rapimenti nei pressi dei villaggi occupati. ISIS punta a eliminare il Fronte al-Nusra. A settembre, una coalizione guidata dagli Stati Uniti bombarda i territori della Siria in mano a ISIS e che rappresentano obiettivi strategici dell’autoproclamato Stato Islamico.

2015: la Russia scende in campo

A settembre la Russia entra nel conflitto siriano, svolgendo un ruolo di “game changer” a favore del regime siriano.

Il presidente russo Vladimir Putin accoglie Bashar al-Assad a Mosca. Curdi, ESL e la coalizione a guida statunitense riescono a riconquistare molti territori, avvicinandosi sempre di più a Raqqa, capitale del Califfato. Gli aerei della coalizione bombardano lo Stato Islamico.

Grazie al supporto russo, l’esercito governativo siriano riconquista in parte la città di Aleppo.

Parigi vive l’incubo degli attentati terroristici del 13 novembre al teatro Bataclan, allo Stade de France e in alcuni locali del X e XI arrondissement.

2016: il dramma della popolazione aleppina

Dopo una breve tregua, riprendono gli scontri violenti per il controllo delle città strategiche del Paese. A gennaio, le milizie curde annunciano che Kobane è riconquistata. Gli scontri tra il regime e i ribelli si sono concentrati in particolare ad Aleppo, città a nord-ovest del Paese e capitale economica della Siria.

Aleppo è divisa in due: la parte orientale si trova sotto il controllo delle forze ribelli e la parte occidentale è controllata dal regime. Aleppo Est è ancora abitata da migliaia di civili e viene messa sotto assedio. È sempre più difficile creare corridoi umanitari e far accedere i sostentamenti destinati alla popolazione civile. L’esercito governativo e l’esercito russo lanciano pesanti bombardamenti sulla città. A metà dicembre, la zona est di Aleppo è conquistata dall’esercito di Assad.

Il 15 dicembre, i miliziani jihadisti controllano piccolissimi territori e viene annunciata una tregua. Russia e Turchia permettono alle ultime cellule jihadiste di uscire da Aleppo e di raggiungere Idlib. Alla Vigilia di Natale, Aleppo non è più roccaforte islamista.

situazione ad aleppo, siria

2017: le costanti sconfitte di ISIS

Da gennaio si susseguono diverse vittorie dell’esercito siriano.

Il 4 aprile, un nuovo attacco chimico provoca 72 morti a Khan Sheikhoun, in provincia di Idlib.

Le forze occidentali aumentano il loro intervento nella regione e sale il numero delle vittime che, dall’inizio della guerra civile siriana, sono più di 300.000.

Viene annunciato dalle forze democratiche siriane, che sono un’alleanza di milizie curde, arabe e assiro-siriache, che Raqqa è libera dalle forze di ISIL.

A est, le forze di Assad continuano a fare pressione a ISIL. Le forze governative guadagnano costantemente terreno.

2018: l’ultimo territorio dello Stato islamico

Israele colpisce le forze armate iraniane in Siria. A giugno, le forze governative siriane cominciarono una campagna per riprendersi tutti i territori controllati dai ribelli, dopo aver consolidato le aree intorno a Damasco, capitale della Siria, e Homs. Idlib è l’ultima regione rimasta sotto il controllo dei ribelli e ci si prepara allo scontro.

2019: la popolazione nella miseria

A fine anno le violenze sono aumentate enormemente; termineranno a febbraio 2020 con un cessate il fuoco. Le stime indicano che in quest’anno l’83% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e la disoccupazione è dilagante in tutto il paese. La tenuta del governo sembra essere a rischio anche in seguito alla miseria in cui vivono quelle fasce della popolazione che avevano sostenuto Bashar al-Assad.

2020: tra bombardamenti e pandemia

Si intensificano gli attacchi aerei, i combattimenti via terra e i bombardamenti. Centinaia di civili vengono uccisi e si contano più di 850.000 persone sfollate. Sono incalcolabili i danni a case, scuole, infrastrutture e ospedali.

La pandemia da Covid-19 non ha certo aiutato.

Secondo le statistiche, i morti a causa della pandemia oggi sono 3.120, e spaventa la mancanza di ossigeno, posti letto, acqua e tamponi, soprattutto nel nord del Paese.

Gli sfollati interni ammontano a 6 milioni di siriani e 11 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria.  Le immagini mostrano la quasi totale distruzione delle città da bombe e fuoco di artiglieria.

Il 5 marzo, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e il suo omologo russo Vladimir Putin stipulano un accordo per un cessate il fuoco a Idlib, una regione a nord-ovest della Siria.

2021: al-Assad riconfermato alle elezioni

È un anno che presenta meno combattimenti e meno violenze rispetto ai precedenti.

In prospettiva militare, non si sono registrate operazioni significative e sono rimaste invariate le aree sotto il controllo de governo in contrapposizione a quelle che sfidano il presidente Bashar al-Assad.

Resta gravissima, però, la crisi economica e umanitaria del paese. In questo anno sono aumentate le persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. Ad aprile, il presidente Bashar al-Assad, al potere da ventuno anni, si ricandida alla guida del Paese.

Le elezioni del 26 maggio lo confermano di nuovo. A settembre, la lira siriana perde il 30% del suo valore rispetto al 2020. La quasi totale dipendenza di prodotti esterni ha portato a un incremento dell’inflazione.

Lo stipendio non basta a comprare beni di prima necessità. Preoccupa molto il già citato gruppo armato islamista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), che in passato era affiliato ad al-Qaeda e che opera nella parte settentrionale del paese.

Ad agosto, i diversi gruppi islamisti presenti nella regione hanno accolto la vittoria dei talebani in Afghanistan come un esempio da seguire.

2022: i ribelli in Siria e la fragile tregua del conflitto

Nel 2022 la situazione della Siria resta complessa e frammentata.

I ribelli in Siria, concentrati soprattutto nella regione di Idlib, continuano a opporsi al governo di Bashar al-Assad, mantenendo piccoli territori sotto controllo jihadista. Le basi militari russe in Siria, dislocate tra Latakia, Tartus e Hmeimim, continuano a sostenere l’esercito del regime, garantendo un vantaggio strategico nella guerra civile.

Sul piano politico, la dittatura in Siria consolida il proprio potere, ma la crisi economica e umanitaria è drammatica: la maggior parte della popolazione vive sotto la soglia di povertà.

Israele intensifica i raid contro obiettivi iraniani e milizie sciite, mentre continuano scontri isolati tra forze curde, ribelli e truppe turche lungo il confine. I rapporti tra Siria e Turchia restano tesi per la presenza delle forze curde YPG (Yekîneyên Parastina Gel, cioè “Unità di Protezione del Popolo”: un gruppo armato curdo che opera principalmente nel nord della Siria), considerate da Ankara un’estensione del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan, un gruppo terroristico curdo).

2023: il terremoto e il riavvicinamento della Siria alla Lega Araba

Il 6 febbraio 2023, un terremoto devastante di magnitudo 7.8 ha colpito la Turchia e la Siria settentrionale

Migliaia di vittime e intere città distrutte aggravano una situazione umanitaria già disperata: la tragedia ha causato oltre 56.000 morti, di cui almeno 7.200 in Siria. Le aree ribelli e quelle sotto controllo jihadista ricevono aiuti internazionali con grande difficoltà, per via dei blocchi e delle tensioni lungo i confini.

Sul piano diplomatico, il 2023 segna un momento storico: la Siria rientra nella Lega Araba dopo oltre dieci anni di isolamento. I rapporti tra Siria e Turchia cominciano a migliorare, con incontri bilaterali mediati da Russia e Iran. Le basi militari russe in Siria restano operative e strategiche per il controllo della regione.

Intanto, la domanda “chi sono i jihadisti in Siria?” resta attuale: nel nord-ovest operano gruppi come Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ex filiale di al-Qaeda, che mantiene il controllo di parte di Idlib.

2024: la caduta di Bashar al-Assad e l’instaurazione di un governo di transizione

L’8 dicembre 2024, un’alleanza di gruppi ribelli siriani, tra cui Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e l’Esercito Nazionale Siriano sostenuto dalla Turchia, ha preso il controllo di Damasco, costringendo il presidente Bashar al-Assad a fuggire in Russia. Questo evento ha segnato la fine di oltre 60 anni di dominio del Partito Ba’ath in Siria.

Le famiglie sfollate sulla via di Damasco

Successivamente, è stato istituito un governo di transizione sotto la presidenza di Ahmad al-Sharaa, un ex comandante jihadista che ha guidato l’offensiva contro Assad. Il nuovo governo ha avviato un processo di riforma politica e ha cercato di stabilire relazioni diplomatiche con potenze regionali e internazionali.

Tuttavia, la situazione in Siria rimane complessa e frammentata, con sfide significative legate alla sicurezza, alla riconciliazione nazionale e alla stabilità politica.

2025: inchieste internazionali e la realtà della Siria oggi

Nel 2025 la situazione della Siria oggi continua a essere segnata da instabilità e isolamento politico. Nuove inchieste internazionali hanno portato alla luce gravi crimini di guerra e fosse comuni legate agli anni più violenti del conflitto.

Sul terreno, proseguono gli scontri tra ribelli, jihadisti e forze governative. I rapporti tra Siria e Turchia rimangono ambigui: da un lato la volontà di collaborazione per il rimpatrio dei rifugiati, dall’altro la diffidenza reciproca per la questione curda. Le basi militari russe in Siria restano attive, ma la presenza russa risente dell’impegno di Mosca in Ucraina.

La popolazione civile vive in condizioni difficilissime: infrastrutture distrutte, scarsità di carburante e continui blackout. Tuttavia, alcune agenzie di viaggio regionali iniziano a offrire pacchetti e notizie turistiche per informarsi su come visitare la Siria in aree ritenute più sicure, come Damasco, Tartus e Latakia: consigliano viaggi solo con guide autorizzate che sappiano indicare esattamente cosa vedere e come arrivare senza pericoli, e sempre previo aggiornamento delle condizioni di sicurezza.

L’aiuto in Siria di pro Terra Sancta

L’associazione pro Terra Sancta è stata fin dal 2012 a fianco della popolazione civile, rispondendo al mare infinito di bisogni tramite l’invio di fondi destinati a molteplici opere.

In questi anni i progetti di emergenza in Siria hanno previsto la distribuzione regolare di pacchi alimentari, medicine e spese mediche, vouchers per acquistare gasolio per elettricità e riscaldamento, vestiti, detersivi e prodotti per l’igiene, pannolini e latte in polvere per bambini.

A seguito dell’appello umanitario lanciato dall’Associazione nel 2012, le donazioni hanno permesso ai frati presenti in Siria di:

  • Creare 4 centri di accoglienza per ospitare quotidianamente 1000 persone e provvedere ai bisogni primari di 4000 persone (attivi dal 2021 a oggi)
  • Aiutare 200 famiglie a cercare nuove case, al posto di quelle distrutte dalla guerra

In Siria siamo presenti a Damasco, Aleppo, Latakia e nei villaggi di Knayeh e Yacoubieh a nord. Dal 2012 queste due città settentrionali sono state occupate dalle forze islamiste di Jabhat al-nusra, il che ha rendono difficile qualsiasi intervento diretto nella zona.

Data la gravità della guerra, i numerosi progetti di Pro Terra Sancta si sono concentrati sull’immediata risposta all’emergenza umanitaria. Gli sforzi si sono infatti concentrati sulla costruzione di nuovi ospedali, centri di accoglienza, nuove case, la distribuzione di cibo, medicine, vestiti e di beni di prima necessità. Accanto a questa fondamentale area di intervento, l’attenzione all’educazione e alla scolarizzazione di bambini e adulti è sempre rimasta un pilastro dell’intervento locale di Pro Terra Sancta.

I progetti

Accanto ai lavori di ricostruzione case, produzione e distribuzione di cibo, supporto medico-sanitario, Pro Terra Sancta ha dato avvio a progetti educativi, sociali e culturali in Siria nel corso di questa terribile catastrofe umanitaria.

Alcuni esempi: nel 2016 abbiamo supportato la Rosary School di Aleppo e la scuola per sordomuti nei pressi di Er Ram coprendo le spese correnti annuali del 50% dei salari mensili degli insegnanti. Nel 2020, alla scuola per sordomuti, pro Terra Sancta ha finanziato la sistemazione di aule e bagni. Ne beneficiano 150 bambini e le loro famiglie, 24 insegnanti e 20 impiegati della scuola.

Nel 2024, la ricostruzione della Scuola delle Rose ad Aleppo ha permesso a di ripristinare un luogo di riferimento per l’incontro e l’educazione alla diversità: nella scuola, infatti, la maggioranza degli studenti è musulmana, quasi tutti i professori sono cristiani, e questa peculiarità della struttura la rende un punto nevralgico intorno cui affrontare il tema del dialogo interculturale e interreligioso.

A Latakia abbiamo supportato i ragazzi attraverso la copertura delle spese per i materiali scolastici e parte delle rette scolastiche e a Damasco aiutiamo l’asilo e i ragazzi universitari.

Presso il Collegio di Terra Santa, è attivo il Franciscan Care Center dove vengono promosse attività ludiche sportive e di riabilitazione psicologica per bambini e famiglie: promuoviamo attività di recupero e riabilitazione tramite laboratori di arte, sport e cucina rivolte a ragazzi di famiglie di sfollati interni, oltre ad accogliere bambini e ragazzi occupati nel lavoro minorile e impossibilitati a studiare per costruirsi un futuro.

Un nome e un futuro e il Franciscan Care Center

Questo è il nome di un progetto che nasce dal drammatico fenomeno dei “bambini senza identità”, uno dei lasciti del conflitto siriano.

Un nome e un futuro” è concepito dai frati francescani della Siria ed è nato in spirito di amicizia tra mondo islamico e cristiano.

Sono molti, purtroppo, i bambini con madri costrette a sposare i jihadisti che le hanno violentate e che non sono registrati all’anagrafe. Senza un nome, non si ha un’identità, e neppure una speranza.

Ad Aleppo Est ci sono sportelli di aiuto per l’assistenza di bambini orfani non registrati all’anagrafe, all’interno del progetto “Un nome e un futuro”.

Alcune delle attività proposte dal Franciscan Care Center sono: il doposcuola, un servizio di pediatria, percorsi di approfondimento della lingua araba e inglese e corsi di formazione per le donne.

“Un futuro senza conflitti si costruisce tra i banchi, nei musei, nei laboratori artigianali, nelle parrocchie. Le vere armi con cui combattere la guerra sono la conoscenza, il dialogo, la comunione, il perdono, la carità e la giustizia”. Sono queste le parole della collaboratrice Amy Rodighiero, che ogni giorno segue il consiglio del nostro Presidente, il Custode di Terra Santa padre Francesco Patton, di costruire quotidianamente “piccoli concreti gesti di carità”.

Associazione pro Terra Sancta ringrazia tutti i sostenitori e li invita a continuare a sostenere il popolo siriano, “perché in ogni luogo c’è un piccolo segno che ci invita a sperare”.

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