libano oggi

Libano: storia, guerre e situazione di oggi

Giacomo Pizzi28 Luglio 2023

Abbiamo scritto molte volte della situazione in Libano oggi e di come si vive nel Paese dei Cedri.

Lo abbiamo fatto soprattutto a partire dalla tragica esplosione del 4 agosto 2020 di cui fra pochi giorni ricorrerà il triste anniversario. Un evento devastante, che ha acuito la terribile crisi economica del Libano, iniziata nel 2019 ed ancora in corso. Oggi l’80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, manca la corrente elettrica e la benzina e non si trovano le medicine.

porto di beirut esplosione
Il porto di Beirut dopo l’esplosione dell’agosto 2020

Ma cosa sta succedendo in Libano, e come si è arrivati a questo punto?

Negli ultimi anni il Libano è divenuto uno dei punti più caldi del Medio Oriente, con una situazione interna che si intreccia con le tensioni regionali e le dinamiche di Hezbollah. In quest’articolo proviamo ad aggiornare il quadro, inserendo dati recenti su Hezbollah, la missione UNIFIL in Libano 2024-25, i soldati italiani in Libano, il ruolo dei cercapersone o walkie talkie, e i rapporti storici tra Libano e Palestina, con un riepilogo anche della guerra del 1982.

Libano: dove si trova

Il Libano è situato nella parte orientale del Mar Mediterraneo, è una terra con una storia millenaria, una cultura affascinante e una posizione geografica strategica. I confini attuali sono stati tracciati alla fine del XX secolo, in seguito alla dissoluzione dell’Impero Ottomano e al crollo dell’Impero coloniale francese.

Vi sono poi stati alcuni adattamenti a causa di alcune controversie con i paesi vicini, Israele a sud e la Siria a nord e a est. A ovest si affaccia sul Mar Mediterraneo, il che gli conferisce un accesso diretto alle rotte commerciali e marittime, favorendo il commercio e lo sviluppo di porti vitali come quello di Beirut, e facilitando gli scambi con altre nazioni e regioni.

Il paese ha una piccola estensione geografica, ma la sua posizione centrale in Medio Oriente è uno dei principali motivi del suo sviluppo economico e della ricchezza e unicità del suo tessuto umano, culturale e religioso. Allo stesso tempo però è anche uno dei principali motivi di sfide e instabilità, poiché il Libano è spesso coinvolto nelle tensioni regionali e geopolitiche.

La capitale è Beirut, città nota anche come la svizzera del Medio Oriente poiché fino alla crisi del 2019 era centro importantissimo di servizi bancari e investimenti finanziari. Anche questo è un dato importante da ricordare tra le ragioni della crisi attuale: infatti, l’economia in Libano si basava principalmente sugli investimenti e il commercio con l’estero, oltre che sul turismo.

Religione e cultura

La religione in Libano è una componente fondamentale della sua identità sociale, culturale e, a differenza degli altri Paesi del Medio Oriente, anche politica. Infatti, il sistema politico del paese è basato su un equilibrio confessionale, con una rappresentanza proporzionale delle varie comunità religiose nei principali organi di governo. Questo aspetto costituisce un unicum nel contesto mediorientale, ma è anche la principale ragione di instabilità e di crisi, come è stato nei 15 anni di guerra civile, così nella crisi economica attuale.

L’islam è la religione predominante (quasi il 60%), con la maggioranza dei musulmani che seguono l’Islam sunnita. C’è anche un numero importante di musulmani sciiti, drusi e alawiti. Gli sciiti sono concentrati principalmente nel sud del paese, mentre i drusi si trovano principalmente nelle regioni montagnose.

Anche il cristianesimo ha una lunga storia in Libano e rappresenta una parte importante della sua identità. Ci sono diverse denominazioni cristiane presenti, tra cui i maroniti (la più grande comunità cristiana del paese), i cattolici greci melchiti, i cattolici romani, gli ortodossi orientali e altre chiese cristiane.

La piazza dei Martiri di Beirut riassume perfettamente questa coesistenza religiosa, con la cattedrale di San Giorgio e la moschea di Al-Amin che svettano una accanto all’altra.

Breve storia del Libano prima della guerra civile

Il territorio del Libano fu abitato sin dalla preistoria, ma i primi a lasciare un’impronta furono i Fenici, popolo di abili mercanti e navigatori, che a partire dal secondo millennio a.C. fondarono alcune città stato importanti come Byblos, Tiro e Sidone. Queste città insieme ai maestosi Cedri e alle vigne della Valle della Bekaa costituiscono ancora oggi alcune tra le principali attrazioni del Libano.

Con la conquista da parte dell’Impero Romano, il Libano, venne incluso nella provincia di Siria. La regione prosperò grazie all’agricoltura, al commercio e alla produzione di vini pregiati. Successivamente, entrò sotto il dominio dell’Impero Bizantino. Nel VII secolo d.C., l’Impero Arabo conquistò il paese, portando l’Islam nella zona. Nel corso dei secoli, il Libano fu governato da vari imperi e dinastie, inclusi gli Ottomani che rimasero fino alla fine della Prima Guerra Mondiale.

Nel 1916, con l’Accordo di Sykes-Picot tra Francia e Regno Unito, fu assegnato alla Francia come mandato, insieme alla Siria. Il mandato francese durò dal 1920 al 1943. Durante questo periodo, la Francia esercitò un controllo amministrativo e politico sul paese, influenzando la sua struttura politica, economica e sociale. È il motivo per cui ancora oggi in Libano, oltre all’arabo si parla soprattutto francese.

Tuttavia, il mandato fu caratterizzato da periodi di tensione e dissenso tra la popolazione libanese, che cercava di preservare la propria identità culturale e l’aspirazione all’indipendenza; indipendenza che fu riconosciuta il 22 novembre 1943 e che aprì un nuovo capitolo di grande prosperità, tanto che il Libano divenne forse il principale centro finanziario del mondo arabo tra gli anni ’50 e ’60. Allo stesso tempo però vi era una grande instabilità interna destinata a degenerare nella guerra civile libanese, una delle guerre più sanguinose e intricate dell’area.

Le ragioni principali della guerra in Libano

Nei paragrafi precedenti abbiamo cercato di mettere in luce alcune tra le principali cause che hanno portato alla guerra civile libanese. è importante tenerle presente, perché sono le stesse che si ritrovano in parte nella crisi economica in corso.

Proviamo a riprenderle brevemente:

Coesistenza religiosa

Innanzitutto, ricordiamo che, data la compresenza di diverse religioni, il sistema politico libanese era basato su un equilibrio confessionale, con quote di potere assegnate a diverse comunità religiose. Questo sistema, sebbene pensato per garantire la coesistenza pacifica delle diverse fedi, ha anche creato disuguaglianze politiche e tensioni tra le comunità. Oltre a ciò, dobbiamo aggiungere uno squilibrio economico e una crescente disuguaglianza sociale che spesso sono sfociati in scontri armati violenti e rappresaglie.

Equilibri internazionali

In secondo luogo, vi è il coinvolgimento di forze straniere internazionali nel conflitto che ha acuito le tensioni e ha reso il Libano un campo di battaglia per interessi regionali e geopolitici. Paesi limitrofi come Siria e Israele hanno giocato ruoli significativi nel supportare diverse fazioni all’interno del paese, ma anche l’Iran, l’Arabia Saudita, la Francia e gli Stati Uniti.

Rifugiati

Vi è poi un terzo elemento a cui non abbiamo ancora fatto cenno, ma che è stato ed è causa di grande instabilità: la presenza di un grande numero di rifugiati palestinesi nel Libano, a seguito del conflitto arabo-israeliano.

La guerra civile libanese: 1975-1990

Vediamo ora quali sono state alcune tappe della guerra civile libanese, evidenziamo le più significative:

  • 13 aprile 1975: Inizia la guerra civile con un conflitto armato tra milizie cristiane, le “falangi libanesi” e l’Olp, l’Organizzazione della Liberazione della Palestina, a seguito di un attentato contro un autobus cristiano a Beirut. Da quel momento ha inizio un periodo di scontri violenti e rappresaglie.
  • 1976: La Siria invia truppe nel nord del Libano per intervenire nel conflitto, iniziando il coinvolgimento di forze straniere nel paese.
  • 1978: Israele invade il sud del Libano, cercando di porre fine alle operazioni militanti palestinesi nella zona. L’invasione israeliana porterà a una presenza militare israeliana nel sud del Libano per molti anni.
  • 1982: Israele invade il Libano nuovamente, questa volta arrivando fino a Beirut. Durante l’invasione, viene assassinato il presidente libanese Bashir Gemayel. Da questo anno vi è anche il primo coinvolgimento militare significativo di una terza forza interna al Libano: Hezbollah, la forza di resistenza sciita nata negli anni 80’ con l’appoggio dell’Iran per contrastare l’invasione di Israele.
  • 1983: Due gravi attentati colpiscono le caserme delle forze multinazionali di pace a Beirut, uccidendo 241 soldati statunitensi e 58 soldati francesi. In risposta a questi attacchi, gli Stati Uniti e la Francia ritirarono le loro truppe dal Libano.
  • 1989: L’Accordo di Taif viene negoziato in Arabia Saudita e pone fine formalmente alla guerra civile. L’accordo ridefinisce l’equilibrio politico nel paese, distribuendo il potere tra le diverse comunità religiose.
  • 13 ottobre 1990: Dopo 15 anni di conflitto, le ultime truppe siriane lasciano Beirut, segnando la fine dell’occupazione militare siriana, anche se il ritiro definitivo dell’esercito siriano si avrà solo nel 2005.
  • 22 novembre 1990: Il generale Michel Aoun, l’ultimo leader cristiano che si opponeva all’Accordo di Taif, si arrende alle forze siriane, ponendo fine a un’ultima fase di combattimenti.

Queste date rappresentano alcuni dei momenti chiave della guerra civile libanese, ma il conflitto è stato caratterizzato da numerosi eventi, scontri e negoziati complessi lungo il suo corso di 15 anni. La guerra civile in Libano ha avuto un impatto significativo sulla società libanese, lasciando ferite profonde e durature e segnando profondamente la storia del paese.

Focus: la guerra Israele-Libano del 1982 e la nascita di Hezbollah

Molte delle tensioni attuali affondano le radici nel conflitto del 1982, quando Israele invase il Libano per reprimere le attività dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Durante quell’invasione raggiunse Beirut, contribuendo a un processo di radicalizzazione interna e militare. In quel contesto nacque Hezbollah, con il sostegno dell’Iran, come milizia sciita anti-israeliana.

Hezbollah è oggi una formazione politico-militare radicata nel Libano, con influenza nelle istituzioni ma anche dotata di braccio militare. Le linee tra esercito statale e milizia restano sfocate, spesso alimentando conflitti interni e rapporti di forza instabili.

Dopo la guerra in Libano: prosperità e crollo

La fine della guerra civile permise effettivamente un periodo di ripresa e prosperità, anche se le tensioni non sono mancate dal 1990 ad oggi. Il fragile sistema politico confessionale ha retto negli anni e, seppur con rallentamenti di vario tipo dovuti al disaccordo tra le tre principali fazioni politico-religiose, cristiana, sunnita e sciita, vi sono stati sviluppi che hanno permesso la crescita del turismo e del commercio.

Va messo in luce però che la crescita dell’economia del Libano è sempre stata basata principalmente sugli investimenti esteri. Non vi sono stati particolari sviluppi dell’industria locale, il che ha reso il paese sempre dipendente dall’estero. Questo dato, insieme al fragile sistema di governo e alla guerra civile in Siria del 2011, sono tra i principali motivi della crisi del Libano, che è stata definita la peggiore crisi degli ultimi 150 anni.

Anche di questo argomento abbiamo parlato molto; accenniamo solo al fatto che a causa del conflitto in corso in Siria, il numero di rifugiati nel paese è cresciuto in maniera significativa fino a raggiungere quasi il milione di persone.

Si tratta di un numero impressionante, soprattutto se si conta che la popolazione totale del Libano è di 5,5 milioni di persone. A questi si aggiungono i palestinesi presenti nel paese da lunga data. Dato che la maggioranza dei profughi è di fede sunnita, l’immigrazione ha contribuito ad aumentare lo squilibrio tra le confessioni. Infatti una delle ragioni scatenanti della crisi è stato proprio il dibattito intorno allo status da riconoscere ai rifugiati.

emergenza profughi

Tale dibattito ha coinvolto altri paesi arabi come l’Arabia Saudita, principale investitore in Libano, e il conseguente ritiro degli investimenti che garantivano stabilità al paese. Poi la pandemia di covid-19 e l’esplosione al porto di Beirut hanno dato il colpo di grazia ad una economia devastata e a un sistema di governo ormai inefficiente.

Per questo oggi, mentre il paese capitola verso l’oscurità, gli uomini e le donne del Libano non vedono alternativa se non quella di lasciare il paese. Nel frattempo la classe politica rimane ferma, congelata in un sistema ormai corrotto e ricattato da dinamiche di favori e equilibri nel timore di cadere in una nuova guerra civile.

Il Libano oggi

Nel 2024, il Libano è tornato a essere un “flashpoint” nella dinamica mediorientale. Israeliani e Hezbollah si sono fronteggiati nuovamente, con raid aerei, missili, bombardamenti e vittime in entrambe le parti.

Conflitto Israele-Hezbollah

Durante i mesi del conflitto Israele-Hezbollah (2023-24), si stima che oltre 1,2 milioni di persone (circa il 20 % della popolazione) siano state spostate internamente. In alcuni periodi, le stime più cautelative parlano di 840.000 sfollati interni. Le scuole sono state convertite in rifugi, gli alberghi saturati e le risorse locali sono diventate rapidamente insufficienti.

I cercapersone

Nei giorni del 17 e 18 settembre 2024, in Libano e in alcune zone della Siria, si sono verificati due attacchi sincronizzati e senza precedenti: migliaia di cercapersone (pager) e centinaia di walkie talkie usati da Hezbollah sono esplosi, causando decine di morti e migliaia di feriti.

Il 17 settembre la prima ondata ha colpito i pager: in moltissimi casi il dispositivo emetteva un segnale, come se stesse ricevendo un messaggio, inducendo il possessore a sollevare il dispositivo al viso: poco dopo avveniva l’esplosione. Il giorno successivo, il 18 settembre, è partita la seconda ondata, con centinaia di esplosioni di walkie talkie.

Le esplosioni avvenivano anche in luoghi pubblici e abitati — supermercati, strade, auto, residenze — generando panico e feriti tra civili oltre che tra gli ambienti legati a Hezbollah. Secondo i dati ufficiali, alle esplosioni sarebbero seguite oltre 3.000 vittime tra morti e feriti.

Il cessate il fuoco

Nel novembre 2024 è stato siglato un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Libano (che includeva Hezbollah), con l’intenzione di ridurre le ostilità. Tuttavia, violazioni e tensioni persistono, e molte zone restano minacciate da incidenti e attacchi localizzati.

Secondo il rapporto di ANERA (dicembre 2024), l’accordo di cessate il fuoco ha permesso un parziale ritorno delle persone alle proprie case, ma la distruzione delle infrastrutture e la presenza di ordigni inesplosi rappresentano gravi ostacoli. Nel corso dei mesi successivi, decine di migliaia di persone sono rimaste sfollate, e il Libano continua a soffrire per scarso accesso a servizi essenziali e condizioni di sicurezza precarie.

Il dispensario medico di Pro Terra Sancta a Tripoli

Hezbollah, sostegno interno e rapporti con la società libanese

Hezbollah (in arabo «Partito di Dio») è un attore chiave della scena politica e militare libanese. Il suo armamento e la sua influenza hanno spesso reso difficile un disarmo effettivo, nonostante le pressioni interni ed esterni.

Un sondaggio dell’Arab Barometer (2024) indica che, sebbene l’appoggio diretto al gruppo non sia massiccio, è aumentata la percezione positiva del suo ruolo in alcune fasce della popolazione, incluse minoranze sunnite, cristiane e druse. In particolare:

  • Il 30 % dei cittadini libanesi afferma di riporre “molta fiducia” in Hezbollah.
  • L’85 % degli sciiti ha fiducia nel gruppo, mentre percentuali molto più basse (6-9 %) sono rilevate tra sunniti, drusi e cristiani.

Il partito ha resistito nel tempo grazie alla sua rete sociale, ai servizi assistenziali nelle comunità sciite, e al sostegno iraniano. Ogni tentativo di disarmo è politicamente e militarmente complicato. Un piano graduale approvato dal governo libanese nel 2025 prevede l’inizio di un disarmo, ma le condizioni poste da Hezbollah (ritiro israeliano dal Sud) e le richieste israeliane di smantellamento immediato sembrano rendere l’accordo fragile.

Missione UNIFIL e presenza italiana in Libano

UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) è la missione delle Nazioni Unite istituita nel 1978, con il mandato di monitorare il cessate il fuoco tra Libano e Israele, supportare l’esercito libanese e garantire la stabilità nella zona di confine, in particolare nella cosiddetta “Blue Line”.

Nel 2024, UNIFIL conta circa 10.000 caschi blu provenienti da una cinquantina di paesi. Il contributo italiano è significativo: il contingente nazionale ha un limite massimo autorizzato di 1.256 militari, con 374 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei.

Rapporti tra Libano e Palestina

Il Libano ospita da decenni una popolazione significativa di profughi palestinesi, molti dei quali vivono in campi rifugio come Shatila, Ein el-Hilweh e Nahr el-Bared. Questi campi sono spesso dimenticati, con scarsità di servizi essenziali e condizioni di vita precarie.

Storicamente, molti combattenti palestinesi avevano basi nel Libano meridionale, coinvolgendosi nei conflitti con Israele. Questo ha fatto del Libano uno degli scenari indiretti della questione israelo-palestinese. Tuttora i rapporti sono complessi: pur essendo città e comunità palestinesi separate dallo Stato libanese, nella realtà politica e militare le interazioni restano intense.

In tempi recenti, durante le escalation tra Israele e Hezbollah, i campi palestinesi sono stati colpiti o rischiati dall’escalation militare, rendendo i rifugiati palestinesi vittime spesso collaterali.

Pro Terra Sancta ha attivi numerosi progetti umanitari, assistenziali e educativi in diverse città del Libano – Beirut, Tripoli, Tiro, e di recente anche nel nord del Paese.

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