Libano mare

Nel sud del Libano, tra le macerie e il mare

Giacomo Pizzi24 Ottobre 2025

Papa Leone XIV visiterà il Libano dal 30 novembre al 2 dicembre, un balsamo per un Paese che lotta da anni contro uno stallo politico ed economico e che resiste alla disperazione, nonostante la devastazione provocata dai bombardamenti israeliani nella recente guerra contro Hezbollah. Lo raccontiamo in questo breve reportage dal Libano.

Le acque del Mediterraneo Orientale lambiscono le pietre della cittadella crociata di Sidone, che riposa imponente al tramonto, come sempre da quasi mille anni a questa parte. Tutt’intorno alla cittadella, a una decina di chilometri più a sud e sulle montagne circostanti, centinaia di edifici più recenti non hanno avuto la stessa fortuna e giacciono in macerie.

Reportage Libano: la cittadella di Sidone
La cittadella di Sidone

Dai villaggi del Sud fino ai sobborghi di Sidone, interi isolati sono stati spazzati via nella guerra tra Israele e Hezbollah che, tra luglio e novembre 2024, ha causato almeno 5.000 morti, e costretto un milione e mezzo di persone alla fuga. Di questi qualcuno è ritornato dopo la tregua, nonostante la tensione rimanga alta e a ridosso del confine spesso si verifichino ancora pesanti bombardamenti.

Sono in pochi quelli che non se ne sono mai andati e che possono raccontare cosa è accaduto qui. Come Haziz, che era rimasto per vegliare sulle case di famiglia e gli ulivi, mentre la moglie e i figli si erano rifugiati a Beirut dai parenti. “In quel periodo – racconta Haziz – sembrava che ci fosse sempre il terremoto, le bombe cadevano notte e giorno e la terra tremava in continuazione”.

Siamo a Sarba, un villaggio cristiano di 3000 anime, tra i monti del Libano sopra Sidone. Rimasto isolato durante i bombardamenti, oggi il paese riprende vita anche grazie alla Casa culturale di Sarba, che porta avanti un’attività molto particolare. “Qui – ci spiega Mona, la direttrice del centro – insegniamo l’italiano da alcuni anni ormai e molti ragazzini praticamente lo parlano. E negli anni prima della guerra abbiamo anche preparato degli spettacoli teatrali, recitavamo Dante e Pirandello!”

L’insolita attività è stata promossa da Mona che insegna l’italiano in università a Beirut, e dato che nel paese non c’erano molte attività extracurriculari ha deciso di iniziare questi corsi in tre stanze libere sotto la sua casa. “E poi l’italiano è utile – continua Mona – per quando finalmente torneremo ad avere turisti”.

Negli ultimi quattro anni il centro si è poi adattato alle esigenze dovute alla crisi, ora fornisce anche corsi di recupero scolastico a tutto il villaggio, perché le lezioni ci sono solo 4 giorni alla settimana a causa della terribile inflazione: “i mezzi costano ancora troppo e si è dovuto ridurre l’orario, perché gli insegnanti e gli studenti non potevano permettersi di andare a lezione tutti i giorni!”. Pro Terra Sancta ha in piano di iniziare a sostenere i corsi scolastici a Sarba e altre piccole iniziative, tra cui anche l’apertura di un dispensario medico.

Ma le sorprese non finiscono qui: mentre visitiamo il paesino veniamo condotti in un campo dove, ad un certo punto, scopriamo un ingresso a una piccola caverna. “Qui – ci racconta il sindaco di Sarba – un giorno un contadino stava scavando per piantare un albero da frutto e ha scoperto questa grotta, che a quanto pare contiene al suo interno un complesso di tombe, forse romane”.

All’interno, oltre alle tombe, vi sono anche resti antichi di ossa. Qui Pro Terra Sancta sta valutando di sostenere un intervento di recupero e preservazione del patrimonio archeologico, culturale e naturale, come già accade al nord del Libano: nell’area di Tripoli l’associazione – in collaborazione con vari partner – porta avanti un progetto di recupero del patrimonio naturale promosso dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione (AICS).

Reportage Libano: gli scavi di Sarba

Oltre al progetto di recupero del patrimonio culturale e naturale che ha preso avvio quest’estate, a Tripoli continuano le proposte extracurricolari di musica e sport e le attività del dispensario medico, che, oltre alla distribuzione di medicinali introvabili altrove, è in grado di fornire almeno 15.000 visite l’anno.

Anche a Beirut, ultima tappa della nostra visita, la distribuzione di medicinali continua ad essere un elemento fondamentale e anche qui Pro Terra Sancta ha attivato un dispensario medico dove presto si conta di arrivare a garantire almeno 12.000 visite nell’anno. “Questo dispensario – ci racconta Bashar – è una garanzia, perché qui so di poter trovare medicinali che non riesco a recuperare in altre parti di Beirut o perché non ci sono, oppure perché io con i miei quattro lavori non potrei permettermi nemmeno un’aspirina per i prezzi che ci sono”. La distribuzione dei medicinali non è completamente gratuita: “Chiediamo alle persone – spiega Stephanie, la farmacista – di pagare una percentuale dei farmaci che acquistano. Una percentuale, che sia anche minima, è importante per evitare di cadere nell’assistenzialismo e incentivare la sostenibilità del progetto. In realtà spesso fa piacere anche alle persone che ci chiedono aiuto, perché per loro dover chiedere una mano può essere umiliante”.

Anche Josette, che oggi è qui per ritirare i medicinali per la madre, ce lo conferma. “Io sono sempre stata bene – spiega – avevo un negozio di abiti da sposa con mia sorella. Ma con la crisi del 2019 ho perso tutto e ora mi arrabatto con vari lavori, non ho mai voluto chiedere aiuto a nessuno, per me non è stato affatto semplice rivolgermi a voi, ma non ho avuto scelta”.

Nel corridoio di fianco al dispensario una decina di mamme siedono sulle poltrone del Franciscan Care Center con i figli, in attesa del proprio turno di visita con le psicologhe e educatrici del centro che ogni giorno incontrano le bambine e i bambini per sedute personali di psicoterapia, logopedia o offrono altre attività di gruppo di arteterapia. Tra i bambini c’è Teo, di 8 anni, che ha difficoltà di parola.

Reportage Libano: logopedia e supporto psicologico a Beirut
Teo durante un’attività di supporto psicosociale

La logopedista ci invita a partecipare a una sessione di gioco in cui Teo deve riconoscere e recuperare le lettere dell’alfabeto nascoste sotto scatole e conetti. Ogni lettera per Teo è una conquista importante e a ogni ritrovamento ce la mostra esultante e quando stiamo per uscire dalla stanza per non disturbare troppo la sessione, Teo si arrabbia, vuole che rimaniamo per godere con lui di queste grandi conquiste.

“Teo ha difficoltà – ci spiega la logopedista – dovute soprattutto ad una disabilità, ma abbiamo moltissimi casi di bambini affetti da trauma dovuti alla guerra o alla situazione di tensione generale che a volte porta a non riuscire ad esprimersi verbalmente”. Nonostante, per il momento, le bombe non cadano più su Beirut e nonostante le persone che incontriamo si presentino sempre impeccabili e con una dignità e serenità invidiabili, la tensione rimane alta e il pericolo di uno scoppio di una nuova guerra (civile o con Israele) è sempre dietro l’angolo.

Lo percepiamo anche noi, camminando sul lungo mare di Beirut dove spicca ancora la sagoma spettrale del silos nel porto distrutto nell’agosto 2020; sopra di noi percepiamo il ronzio incessante delle eliche dei droni israeliani, che sorvolano la città per giornate intere.

silos porto di beirut
Il silos nel porto di Beirut